domenica 21 giugno 2009

Intelligenza Agonistica

È uscito in libreria “Intelligenza Agonistica” scritto da Giuseppe Vercelli, psicologo e psicoterapeuta, docente di psicologia del lavoro e delle organizzazioni presso Università degli Studi di Torino, SUISM. Responsabile Scientifico U.O di Psicologia dello Sport, SUISM di Torino. Beppe Vercelli è un’amico di lunga data conosciuto nel mondo del volo libero quando staccavamo entrambi l’ombra da terra. Alcuni mesi fa gli ho spiegato quello che ho all’orizzonte e gli ho chiesto se aveva voglia di darmi una mano nella preparazione. E cosi mi ha messo nelle mani della bravissima Gladys. Gladys Bounous è psicologa clinica e dello sport e responsabile dell’area psicologia dello Yacht Club Italiano e lavora con gli atleti impegnati nella preparazione olimpica. Gladys mi ha messo sulla strada giusta nello scoprire cose rispetto alla mia preparazione che non avrei scoperto senza il suo aiuto. Mi ha dato alcuni indizi che saranno utilissimi durante la Transat, e per la verità lo sono già nella mia vita di tutti i giorni. La preparazione e l’allenamento che abbiamo fatto insieme segue il modello SFERA (© Vercelli). Il modello si compone di 5 fattori: Sincronia, Forza, Energia, Ritmo e Attivazione che devono funzionare in modo armonico per realizzare la propria massima prestazione. Scrive Beppe nel suo libro “Se un’atleta è centrato, ordinato, polare, coerente con il momento contingente può dominare la casualità della prestazione e agire verso la vittoria senza avversari interni, i più temibili. […] Lo sport è un piccolo palcoscenico di vita, in cui troviamo concentrate dinamiche e situazioni che sono lo specchio di quelle che viviamo quotidianamente in casa, in ufficio, nel tempo libero. Le competizioni, la preparazione, costituiscono uno speciale laboratorio in cui poter misurare elementi indicatori dell’Intelligenza Agonistica. Qui possiamo chiarire i fattori principali che intervengono nella competizione, cosa favorisce una buona prestazione, come ampliare i nostri sensi per renderci il più possibile recettivi all’ambiente circostante e coglierne tutti i vantaggi possibili”. Beppe cita anche Claudio Costa, noto medico dello sport “Sapevo che i piloti erano strani e che ci fosse in loro qualcosa di magico, che li allontana dalla prigione delle regole, ma non ne avevo ancora la consapevolezza. Adesso so che i momenti in cui l’essere umano è più vivo sono quelli in cui si ritrova più folle, ancorato alla realtà come in un sogno, dove il dolore non è più un’inutile affanno ma una specie di dono con tutta l’infinita preziosità del significato che l’accompagna. Adesso so che la pazzia più grave è quella di coloro che si definiscono sani e si leccano le ferite immobili nelle loro tane; di coloro che credono che una protezione si trovi solo nelle acque stagnanti. Essi non si accorgono che l’acqua stagnante è poca cosa rispetto a quella di un ruscello o di una tumultuosa cascata”. Mi fermo qui perché se no rischio di citare tutto il libro ma non chiudo senza ringraziarvi Gladys e Beppe, mi avete messo nelle mani le cose che avevo e che non sapevo di avere, e mi avete fatto vedere da dove viene tutto quello che sto facendo. Grazie.

2 commenti:

elia ha detto...

vorrei compare il libro, mi hai incuriosito.

Può servire davvero anche nella banale vita di ogni giorno?

Complimenti, per tutto.

Elio

Anonimo ha detto...

"staccavamo l'ombra da Terra"....mmmmm, a occhio e croce un'altra innamorata del libro di Daniele del Giudice...
"Pauci sed semper Immites", in fondo sarebbe un ottimo motto per i ministi (beh, pauci ormai mica tanto...)

buon Vento
Crispilo