martedì 14 luglio 2009

C'est une affaire de coeur

Ho ripreso in mano il libro di Matthieu Girolet “l’Océan a portée de rêve” regalatomi qualche tempo fa da una persona molto cara alla quale devo molto. Il libro è stato pubblicato da Matthieu a tempo di record subito dopo il suo ritorno in Europa dopo la Transat. Matthieu Girolet e Dominique Barthel sono i primi due personaggi che ho incontrato a Port Camargue durante le mie prime ricerche di una barca per la transat. Matthieu e Dominique erano appena tornati da un allenamento belli frullati, e hanno preso tutto il tempo per rispondere a tutte le mie domande e farmi vedere le loro barche. Ero per la prima volta al “ponton B” a Port Camargue che è stata il punto di riferimento di tutto quello che erano i mini in Mediterraneo sin dagli albori del movimento. In seguito al “ponton B” sono stata molte altre volte con la mia barca per due stagioni di regate vivendo un pezzo della storia di Port Camargue prima che finisse. Ora Matthieu porta avanti programmi ambiziosi con il suo Figaro tra cui l’imminente Solitaire du Figaro. Il libro di Matthieu porta una bella prefazione di Yves le Blevec, scritta a caldo al suo arrivo a Bahia: “Per l’edizione 2007 ho messo in opera tutto il possible per vincere, è fatta, e ne sono profondamente felice. Tuttavia, so intimamente che un progetto mini va molto al di là di quello che sono i risultati sportivi. La classifica è solo la parte emersa di un iceberg. Un progetto mini è qualcosa di molto forte e mobilitatore per la vita di chi l’intraprende. Che sia un velista professionista o meno. D’altronde è proprio la diversità dei percorsi personali di coloro che hanno avuto un giorno il desiderio di realizzare un progetto nella loro vita, il suo forte valore simbolico è la grandezza e la specificità di questa corsa. E ' importante capire che la mini è un processo molto più profondo di quanto sembra. Oggi ci vogliono almeno due anni per presentarsi sulla linea di partenza. E più che il risultato sono le risorse messe in campo da ciscuno che l’avranno fatto crescere. Ciascuno dei concorrenti che arriva a Bahia, dal primo all'ultimo, ha ottenuto una vittoria su se stesso. Ognuno ha raccolto una sfida molto personale, unica. Nessuno, altri che se stesso, l’avrà portato a tagliare il traguardo, e nessuno tranne che se stesso, avrà fatto che si lanci in questa storia. C’è in tutto questo senz’altro anche una parte di egoismo. Avrà dovuto portare intorno a se molte persone «ragionevoli» volenti o meno, e sarà stato necessario che lui accetti di prendere dei rischi totalmente irrazionali nel quadro della vita abituale. Allo stesso tempo non capita sovente di realizzare qualche cosa che ci appartiene al 100% et ci avrà fatto crescere altrettanto. [..] Alla fine sono convinto che questa avventura porti enormi soddisfazioni. Il bilancio sarà positivo al di la delle aspettative anche se largamente diverso da quello che ci si immaginava. La mini richiede certamente di mobilitare molte cose della nostra vita e di esserne il motore forse molto piu di come lo sia mai stato. È umanamente che questa prova è particolare e sempre una opportunità. Alla fine la competenza tecnica non si considera, non è che si sia capaci o no. La risposta è altrove. È una questione di cuore, di impegno. Dopo attraversare l’Atlantico sarà facile”.