Il percorso delle 1000 miglia di qualifica in solitaria è senz’altro una cosa particolare, e ognuno la vive in un modo diverso, ci si puo misurare con se stessi, con i propri limiti, le proprie incertezze e i propri errori senza dover rendere conto in una classifica e senza doversi mediare con un coequipier. La mia qualifica da questo punto di vista è stata un’esperienza positiva e mi ha fatto piacere scoprire di me che alla fine nella testa era camminare e camminare e non risparmiarmi. La qualifica fa scoprire inevitabilmente anche molte cose della messa a punto della barca. Il grande problema per me è stato l’energia. Il pannello solare da 60W non era sufficiente per alimentare il pilota e le batterie erano da mandare in pensione prima di partire. Quindi in buona sostanza ho dovuto timonare continuamente e ho potuto riposare pochissimo.
Il titolo di questo post è I Love You per via del racconto che mi ha fatto Jeff, armatore australiano di AUS 659 Mad Spaniel. In sostanza ha raccontato con ricchi dettagli e grande ironia tutte le difficoltà e lo sfinimento fisico e mentale che deriva dall’avere problemi di energia e non poter dormire. Dopo la prima Sélect solo con il pannello solare si è organizzato per fare l’edizione successiva con la pila a combustibile. Controllava la carica delle batterie con l’NKE che timonava e timonava ed erano sempre 13.5V, allora si sporgeva nell’alloggiamento della pila a combustibile e le parlava dicendo “I love you, I love you”. Bisogna farselo raccontare da Jeff direttamente, venite a La Rochelle alla partenza, ma portatevi i fazzoletti perchè vi farà piangere dal ridere.
Ma cos’è sta pila a combustibile? In sostanza si tratta di un dispositivo che converte l'energia chimica di un combustibile (idrogeno, metanolo, ecc) e un’ossidante (ossigeno o aria) in energia elettrica senza che avvenga alcun processo di combustione termica ma attraverso una reazione elettrochimica. Si può dire che funziona come una batteria. A differenza di una batteria però, una cella a combustibile non si scarica, non deve essere ricaricata e fornisce elettricità in modo diretto finché ha a disposizione il combustibile e l’ossidante quindi nel nostro caso il metanolo e l’aria. Per quanto riguarda la resa diciamo che per avere la stessa energia con dei pannelli solari non basterebbe tappezzarci tutta la barca. Tutto il marchingegno pesa 7 chili, e il modello di Max Power MFC 110 da 4.6 A produce 110ah al giorno. Anche Efoy si è messa sul mercato delle pile per la nautica generando una salutare concorrenza e un leggero ribasso dei prezzi rispetto all’anno scorso. Sul Pogo 2 con il pilota tarato correttamente con un bidoncino da 5 litri si va avanti per circa 5 giorni. Funziona in modo completamente autonomo e ci si puo dimenticare di averla a bordo. Non sopporta di essere inclinata ad angoli superiori a 35º gradi oltre ai quali si mette automaticamente in “safety mode” quindi se si naviga con brutto tempo è comunque meglio spegnerla . Il grande svantaggio è che non sopporta assolutamente il bagnato quindi bisogna farci un po attenzione. Alla Transat nel 2005 erano solo un paio le barche ad avere questa soluzione e le prime pile avevano qualche problema perché se andavano in blocco dopo non ripartivano. Nel 2007 quasi la metà della flotta si era dotata di una pila a combustibile. Il costo di questo lusso non è trascurabile, parliamo di 4000 Euro, ma è vero che se si è provato che vuol dire non togliere mai le mani dalla barra per giorni e notti, e se si ritorna indietro con la memoria alle fatiche del dover fare tutto senza pilota o centellinando ogni milliampere alla fine ci sta. I love it too!
1 commento:
Ramineeeeeeeee!! Bisogna trovare 4000€!!
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